sabato 21 gennaio 2012

Un Cruciani qualunque



La zanzara è un animale fastidioso, immondo e portatore di gravi malattie. Omen nomen, lo è anche la trasmissioni di Radio24 condotta da tale Cruciani Giuseppe (coadiuvato da un ridanciano clown), saccentissimo conoscitore di storia ed in particolare di storia del meridione. Ora chi, schermandosi dietro un microfono e con lo scudo dell’etere si lascia andare ad espressioni del tipo “mi faccia il piacere” o  “chiamiamo le ambulanze”   evidenzia la più completa latitanza di argomenti ed uno sputtanato appartenere, a prescindere,  ad un revisionismo confusionale, approssimativo e delirante. Chi è al servizio del pubblico non può fare dello stesso un uso a suo consumo ed appartenenza di parte. La zanzara Cruciani mi ricorda tanto William Ewart Gladstone (ma Cruciani sa chi è o chiamerà i pompieri questa volta?) che strombazzava a mo’ di araldo notizie a lui completamente sconosciute e figlie della sua fantasia o di altrui imbeccate. Le differenze economiche tra il Regno delle due Sicilie ed il resto della penisola italica (Sardegna compresa) erano abissali e note a tutti, ora come allora. I cantieri Navali e le industri borboniche erano le terze al mondo, gli scambi commerciali con il resto del mondo erano all’avanguardia. Fin dal 1777 Napoli intratteneva rapporti commerciali con l’Europa intera ed in modo particolare con la Russia[1]. Le pecore e le capre ed i rapporti contro natura le avevamo lasciate ai figli della celtica Italia.Nel mentre il Regno ed il suo popolo attendevano “trepidanti” d’essere martirizzati, violentati e macellati dal sardo-piemontese e dall’assassino Cialdini, l’Europa intellettuale si riuniva nei salotti napoletani, non certo in quelli della Val Brembana o nei mulini del Po. Non costa nulla leggere la storia con occhi asettici e seri, si risparmiano brutte figure e si rende onore a tanti martiri periti per mano piemontese, Fenestrelle docet. Ma a Cruciani “non gliene frega assolutamente nulla di parlare della tradizione storica delle Due Sicilie…” ed allora perché non va a fare l’aiuto shampista in un Coiffeur? Irriverente e prosaico, non si taccia di stupidaggine chi dialoga con educazione e moderazione.


[1] Chaiers internationaux d’histoire economique et sociale, Droz, Genève

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